Com'é possibile che anche gli obiettivi e le ambizioni che noi stesse fissiamo per essere felici, diventino una tirannia che mina la felicità stessa? Come fanno a trasformarsi da motivo di spinta verso la nostra evoluzione e la nostra crescita, ad una gabbia dorata da cui non riusciamo più ad uscire?
Per quale ragione ci poniamo obiettivi? Per quale motivo scegliamo di ascoltare e muoverci verso le nostre ambizioni?
Sebbene attraverso vie, forme e modalità differenti, tutte noi stiamo cercando una cosa soltanto: la felicità. A prescindere da quale significato questa parola possa assumere (realizzazione personale, riconoscimento, sicurezza,..) che ovviamente é del tutto personale, riponiamo negli obiettivi che ci prefiggiamo questa ENORME ASPETTATIVA.
Quello che facciamo é di fatto delegare ad essi ed al loro raggiungimento quello che è un nostro DIRITTO DI NASCITA e soprattutto che é già IN NOSTRO POTERE.
Questa è la procura in assoluto meno vantaggiosa per noi, per la nostra reale soddisfazione e anche per la nostra felicità più autentica.
Ma facciamo un passo indietro..
In che modo diventiamo vittime dei nostri stessi obiettivi?
Qui di seguito ti riporto quelle che sia per esperienza personale sia per osservazione, ho rilevato come spinte più significative.
1."L'esterno é più importante dell'interno"
Le radici della tirannia degli obiettivi affondano profondamente nella nostra cultura, che ci insegna che ciò che otteniamo esternamente é più importante da come ci sentiamo internamente: la vera soddisfazione è là fuori.
Dai voti che prendiamo, dal posto in classifica che raggiungiamo, dalla posizione professionale o sociale che ricopriamo e dai luoghi in cui viviamo, mangiamo o trascorriamo le vacanze.
Nulla di male a dare il meglio di sé, ad eccellere, ad ambire a tali risultati.. anzi!..
Ma l'interno.. come sta?
Quanto bene mi fa quel 110 e lode se ho seguito il percorso accademico che la mia famiglia si aspettava da me, ma di cui non sono minimamente interessata?
Quanto bene mi fa occupare i piani alti dell'azienda se ogni mattina mi sveglio con la nausea perché detesto quello che faccio?
Quanto bene mi fa avere un armadio pieno di abiti firmati, se mi sento vuota dentro, smarrita, senza uno scopo, senza un'anima da vestire?
Viviamo in un contesto in cui ancora vige il dualismo tra forma e sostanza anziché il loro equilibrio, in cui la domanda : "Come stai?" è una pura formalità, e spesso trova la sua risposta nei traguardi raggiunti, esperienze fatte, piuttosto che nel sentire e nel vero stato interiore.
2. "Il "successo" è tale solo se tangibile e misurabile (da me e dagli altri)"
Di pari passo con il punto precedente, come definiamo una persona "di successo"?
Una persona che ha raggiunto i vertici dell'azienda, il famoso stipendio / fatturato a 6 cifre?
Una persona che ha raggiunto la fama, la notorietà sui (social) media o nel suo ambito di riferimento?
Una persona a cui hanno proposto di scrivere un libro o di tenere una rubrica su un famoso quotidiano o periodico, che partecipa ai TedX o che rientra in una qualche classifica di FORBES ..?
OK.. non cadiamo nello stereotipo.. Di certo non tutte le persone ambiscono necessariamente a raggiungere le stesse cose.. tuttavia l'associazione successo- obiettivo esteriore è un denominatore comune nella maggior parte di noi.
Ciò vale ancora di più se la forma del successo viene riconosciuta dalle persone che circuitano attorno a noi, dai colleghi, ai conoscenti, dal nostro gruppo di pari alle nostre figure di riferimento, che sono poi quelle di cui, molto spesso inconsciamente, cerchiamo in maggior misura l'approvazione (anche a 50 anni).
3. "Devi sempre volere di più: chi si accontenta è perduto( o un perdente)! "
Siamo nel turbinio della perenne insoddisfazione data dalla ricerca dell'assoluto perfezionismo in ogni aspetto della nostra esistenza.
La hustle culture esce dal mondo professionale per avvolgere ogni aspetto della nostra vita.
Ma conosciamola un po' più da vicino:
"La Hustle Culture consiste in un insieme di credenze condivise culturalmente che ci fanno credere che sia necessario lavorare sempre più duramente per raggiungere la perfezione."
Poiché la perfezione non esiste, oltre che essere soggettivissima, è facile intuire come non ci sarà mai un risultato di cui potremo ritenerci davvero soddisfatte.
La Hustle Culture ci spinge ad alzare sempre di più l’asticella, a credere che ci sia sempre uno standard maggiore da raggiungere e superare.
La continua sfida con sé stesse, per poter raggiungere il proprio massimo potenziale, anche se potrebbe sembrare stimolante, nel lungo termine rischia di sfociare in eccessi perenni, minando la nostra autostima, e potenzialmente pure il rapporto con gli altri.
Il messaggio che inviamo a noi stesse é che quanto più siamo impegnate, quanto più ci dichiariamo stanche, "piene di impegni e di cose da fare", quanto più lavoriamo duramente e con fatica, quanto più ci adoperiamo, o guadagniamo, più valiamo come persone.
(Questo infatti è ancora, ahimè, il metro di misura con cui in certe aziende valutano la performance e il valore di un collaboratore...................................)
Questo tema è emerso molto spesso nei percorsi con le mie clienti, ma anche da conversazioni tramite i canali social.. e desidero capire di più al riguardo, grazie anche al vostro feedback.
Quanto ti ritrovi immersa nella HUSTLE CULTURE?
Pienamente, mi sento caratterizzata appieno
A tratti, ma riesco a prendere distanza quando voglio
Non mi appartiene, definisco i miei ritmi consapevolmente
Tutti questi elementi, o anche solo uno di essi, che lavora dentro di noi, ci può condurre e intrappolare in circolo vizioso in cui siamo perennemente proiettate in avanti, verso una meta in cui riponiamo OGNI PARTE DI NOI, la nostra felicità, la nostra realizzazione, il nostro senso più profondo, ma che "magicamente" sarà sempre ad un passo di distanza da noi, ogni volta che ci sembrerà di averla raggiunta.
In questa rincorsa, sempre più rischieremo di perdere il contatto con noi stesse, con L'ADESSO, che è poi l'unico momento in cui esistiamo davvero, rimanendo prive della capacità di vivere appieno le nostre esperienze ed emozioni.
E come riusciremo a FERMARCI per osservare e conoscere LA GRATITUDINE per tutto ciò che abbiamo conseguito, ma soprattutto per la persona che siamo diventate?
Ad avere la consapevolezza dei nostri bisogni, dei nostri valori e chiederci SE LA STRADA CHE STIAMO così tanto AFFANNOSAMENTE SEGUENDO sia (ancora) a tutti gli effetti COERENTE con essi, SE NUTRE non solo le nostra ambizioni esterne ma la nostra anima?
Vivo anche io in questo mondo, che talvolta, come un canto di sirena, cerca di attrarmi e ingabbiarmi di nuovo.. Grazie agli strumenti che il coaching mi ha permesso di imparare ed adottare verso me stessa in primis, e che introduco alle mie clienti, voglio condividere con te alcuni pilastri su cui soffermarti che favoriscono la tua CONSAPEVOLEZZA per invertire la rotta.
Riconoscere le convinzioni / automatismi inconsci: Quali sono le tue convinzioni sul successo e sulla perfezione? Sono realistiche? Sono basate su tuoi valori o su pressioni esterne? Su ciò cdi cui senti un bisogno profondo o su ciò che pensi possa renderti maggiormente "apprezzata"?
Sostituire la perfezione con l'eccellenza: Ciò a cui stai ambendo, considera il tuo punto di partenza e i tuoi progressi? Risponde a tutti i criteri S.M.A.R.T? Oppure risponde a ideali lontani da te o fondati su storie altrui?
Concentrarsi sul processo, non solo sul risultato: (Lo so, è un concetto trito e ritrito, ma è la chiave magica per aprire la gabbia) Sei in grado di riconoscere, apprezzare e celebrare i piccoli gradini che conquisti nella tua scalata? Puoi percepire gioia, soddisfazione e soddisfazione dai piccoli traguardi?
Praticare la gentilezza verso te stessa: Accetti e perdoni eventuali errori, battute d'arresto nel tuo percorso? Come ti tratti quando le cose non vanno come le avevi pianificate? Che rapporto hai con l'idea di essere imperfetta, fallibile, con la tua umanità?
Ricorda sempre che:
Siamo MOLTO MOLTO MOLTO più di ciò che realizziamo.
Il rispetto per te stessa, come ESSERE UMANO viene prima di qualsiasi altra forma di riconoscimento o di approvazione esterna; seguire il tuo personale percorso, allineato al tuo scopo più profondo è la base della soddisfazione.
Il vero SCOPO della nascita e dell' esistenza in noi di OBIETTIVI ED AMBIZIONI è di farci scoprire e diventare CHI SIAMO.
Liberati dalla morsa della tirannia degli obiettivi, abbraccia l'amore verso di te e ricorda che DENTRO DI TE HAI TUTTO quello che serve, per essere felice.
Con gioia,
Lucia
La tua Coach.
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